Interpretare il disegno classico

Nel caso di Sculpting Time, la fase iniziale presentava una particolarità significativa: il disegno dell’intarsio non esisteva ancora. Nessuna geometria definita, nessuna palette colori, nessuna selezione dei materiali.

Come racconta Feliciano Misceo, Business Development Manager Italia, «il cliente ci ha affidato una sfida complessa: sviluppare da zero, in soli 30 giorni, l'intero concept — design, combinazioni cromatiche e scelta delle tipologie di marmo. Una volta approvata la direzione estetica, rimanevano solo 15 giorni per la realizzazione».

Prima ancora di interpretare, quindi, è stato necessario creare il progetto: impostare la struttura dell’intarsio, stabilire le relazioni tra le forme, definire le aree cromatiche e selezionare i materiali più adatti.

Abbiamo lavorato su tre tipologie di piani intarsiati:

  • il monumentale tavolo da pranzo ovale Apollon
  • il raffinato tavolo da ingresso Supreme
  • i tavolini laterali Beethoven,

ognuno con complessità e scale differenti, ma tutti accomunati dall’esigenza di rispettare il linguaggio classico in tutte le sue caratteristiche specifiche.

Un disegno classico è un organismo delicato governato da simmetrie perfette, assi centrali, ripetizioni cicliche e bilanciamenti cromatici. Se questa struttura non viene compresa a fondo, il risultato perde armonia e diventa un semplice collage di materiali: tecnicamente corretto, ma esteticamente vuoto.

La fase progettuale, quindi, ha richiesto:

  • lettura delle geometrie ovali e circolari
  • comprensione del ritmo ornamentale
  • valutazione delle aree cromatiche
  • identificazione dei punti dove l’occhio cerca continuità
  • allineamento all’identità estetica del brand.

È una fase invisibile nel risultato finale, ma fondamentale: è ciò che consente all’intarsio di apparire naturale, proporzionato, coerente.

Scegliere le pietre giuste

Un intarsio policromo — progetto decorativo ricco, elegante, costruito su motivi classici e simmetrie perfette — non è un semplice accostamento di materiali: è un equilibrio tra colori, venature, profondità e traslucenze.

Nel caso dell’Apollon, l’intarsio prevedeva otto varietà di marmo, ciascuna con un ruolo preciso: dalle sfumature calde del Monaco Brown alla struttura del Grigio Carnico, dalle venature lattiginose del Bianco Namibia agli accenti della Calcite Azzurra e della Breccia Medicea.

La selezione delle lastre ha richiesto:

  • coerenza cromatica: ogni colore del disegno doveva essere rappresentato dal marmo più appropriato
  • uniformità interna, per evitare bruschi cambi di venatura che avrebbero spezzato il ritmo del motivo
  • contrasti controllati per valorizzare le aree decorative senza perdere l’armonia complessiva.

L’Onice Miele, ad esempio, può variare dal giallo chiarissimo all’ambrato intenso, con venature più o meno marcate. Solo lastre coerenti garantiscono una resa omogenea. Lo stesso vale per il Bianco Namibia: serviva un fondo sufficientemente uniforme, privo di venature che avrebbero disturbato il disegno complessivo.

Al contrario, materiali come Calcite Azzurra e Breccia Medicea sono stati scelti con attenzione alla loro intensità, per evitare che sovrastassero il disegno.

Selezionare il materiale significa quindi non solo scegliere il marmo giusto, ma anche la lastra giusta.

Quella con la venatura adeguata, il tono coerente, la texture capace di dialogare con tutti gli altri elementi.

Lo stesso principio vale per gli intarsi più piccoli, come Supreme e Beethoven, dove il diametro contenuto amplifica ogni dettaglio. In superfici così ridotte, la coerenza cromatica deve essere assoluta: una venatura fuori tono diventerebbe immediatamente visibile, interrompendo l'equilibrio del disegno.

Questo lavoro di selezione non riguarda solo il colore, ma anche il comportamento della pietra in lavorazione: compattezza, direzione della venatura, resistenza alle micro-fratture.

Qui entra in gioco un aspetto cruciale del lavoro preparatorio: selezionare pietre che non solo siano esteticamente adatte, ma che garantiscano un comportamento coerente durante la lavorazione.

Dal disegno al taglio: quando la precisione deve fare i conti con il tempo

Una volta definita la mappa dei materiali, inizia la fase di lavorazione.

Gli intarsi classici — soprattutto quelli policromi del grande tavolo ovale — richiedono tagli impeccabili: curve continue, tolleranze minime, perfetta aderenza al disegno.

Il taglio waterjet — un getto d’acqua ad altissima pressione miscelato con abrasivo — permette di:

  • seguire tracciati complessi con precisione al decimo di millimetro
  • evitare alterazioni termiche
  • tradurre fedelmente le geometrie più articolate
  • ottenere un perfetto allineamento tra le parti.

Il solo tavolo Apollon presentava oltre 700 micro-pezzi di intarsio, per un totale di circa 1.800 elementi. Ognuno richiedeva un controllo specifico: forma, orientamento della venatura, stabilità durante il taglio. Ogni segmento delle cornici ovali, ogni voluta, ogni dettaglio dei medaglioni doveva seguire esattamente i file di progettazione.

In condizioni standard, per garantire una fuga zero, si utilizza un mesh molto fine, ideale per micro-intarsi ma con tempi di taglio molto più lunghi. In questo progetto, però, le tempistiche non lo permettevano.

Come spiega Misceo: «Per via delle tempistiche estreme, siamo stati costretti a operare con un mesh meno fine e a una velocità non ideale per un lavoro così delicato. Era una configurazione pensata per velocizzare il processo, non per favorire il dettaglio».

I passaggi successivi avrebbero quindi dovuto compensare ogni tolleranza rimasta.

Assemblaggio e finitura: dove la mano umana fa la differenza

La waterjet garantisce precisione, ma non può sostituire la mano umana. L’assemblaggio degli intarsi è la fase in cui la sensibilità artigianale fa davvero la differenza.

Ogni elemento viene posato manualmente su un pannello di supporto, controllando accuratamente combaciatura, complanarità, assenza di micro-disallineamenti, continuità del disegno.

Centinaia di elementi devono incastrarsi con fuga zero: la superficie deve apparire fluida, senza percezione di fughe visibili tra un pezzo e l'altro. Su una superficie così riccamente decorata, le giunzioni rovinerebbero l'effetto complessivo.

Nonostante parametri di taglio non ideali, l'assemblaggio ha permesso di recuperare ogni micro-differenza residua, ottenendo un risultato a regola d'arte e superando ogni limite tecnico: ogni minimo scostamento è stato corretto manualmente, pezzo dopo pezzo.

Nell’ultima fase, ogni parte viene rifinita, montata e lucidata manualmente: è il momento in cui la sensibilità artigianale completa il lavoro tecnico e trasforma l’intarsio in una superficie unica e continua.

La lucidatura finale unifica materiali diversi per densità, venatura e traslucenza. La difficoltà sta qui: far convivere marmi lattiginosi e pietre compatte, superfici traslucide e cromie profonde, mantenendo una sensazione di omogeneità senza annullare la ricchezza della composizione.

È qui che si definisce la qualità percepita dell’intarsio, grazie alla capacità di creare continuità nella diversità, armonia tra marmi che hanno nature profondamente diverse.

Non solo intarsi: la forza delle superfici semplici

Nei progetti complessi, dove l’intarsio è protagonista, non bisogna sottovalutare le superfici “semplici”: quelle che non attirano l’attenzione ma che devono essere impeccabili per garantire la coerenza dell’insieme.

La cura totale e il controllo rigoroso che mettiamo nel nostro lavoro non riguardano solo ciò che è complesso. Riguardano anche ciò che deve essere impeccabile proprio perché semplice.

Per Sculpting Time — parallelamente ai quattro tavoli intarsiati — abbiamo realizzato anche numerosi top monomateriale in Bianco Namibia: superfici omogenee, con venature minime e tonalità bilanciate, pensate per accompagnare gli intarsi senza competere con essi.

Il coordinamento tra ufficio tecnico, produzione e logistica ha permesso di mantenere continuità nelle lavorazioni e di rispettare tempi molto stretti. Come sintetizza Misceo: «È stato un lavoro di squadra in ogni fase, dal concept alla produzione. Solo così siamo riusciti a portare a termine un progetto così complesso in così poco tempo».

Un solo partner per ogni linguaggio estetico

Il risultato finale ha ricevuto riscontri molto positivi da parte del cliente e degli interlocutori coinvolti. Come riconosce lo stesso Misceo: «Inizialmente non eravamo certi di poter rispettare tempi e complessità. Ma crederci, agire e lavorare uniti ci ha permesso di raggiungere un risultato straordinario».

La complessità iniziale è diventata un elemento di forza: la dimostrazione di come un processo ben gestito possa trasformare una consegna estremamente sfidante in un risultato coerente.

Progetti come Sculpting Time mostrano con chiarezza che ciò che guida il nostro lavoro non è uno stile specifico o procedure in serie, ma un metodo fondato su competenza tecnica, organizzazione rigorosa e capacità di problem solving.

Aspetti che valgono per un intarsio decorativo, per una superficie monolitica o per finiture decisamente contemporanee, come l’effetto spacco o la lavorazione Ipogeo. Il livello di cura non cambia, cambiano solo le richieste del progetto.

Per questo motivo collaboriamo con brand e designer con identità molto differenti tra loro: perché il nostro contributo non dipende dallo stile, ma dalla capacità di leggere un’esigenza e tradurla in una lavorazione precisa e coerente.

Sculpting Time ne è una dimostrazione concreta.